Il castagneto è un frutteto, il “Marrone” è una tipologia della pianta del castagno, ottenuto innestando una pianta di Castanea sativa (castagno europeo) "detta selvatica" che è il portinnesto, con rami giovani (marze) prese da piante di varietà del Marrone.
Dopo l'innesto si effettuano controlli periodici, legando i rami per evitare rotture, potando le nuove messe e in circa 3-5 anni si ottengono i primi frutti.
Le piante più longeve, che si trovano nel castagneto dell'azienda, sono state innestate qualche centinaia di anni fa. I primi ad innestare in questa zona sono stati i Monaci nel Medioevo e nel corso dei secoli il Marrone è servito come sostentamento della popolazione durante l'inverno, infatti è chiamato “Albero del pane”.
Durante l'inverno si procede alla potatura delle piante più giovani per formare la chioma, mentre per i castagni più longevi, si esegue una potatura di risanamento e di contenimento dell'altezza (si rimuovono i rami secchi, si mantiene la struttura della pianta bilanciata). Non essendo possibile l'accesso con mezzi meccanici adeguati, si esegue la potatura in tree-climbing (tecnica di risalita in sicurezza su pianta con corde).
Inoltre sempre nel periodo invernale, dove è possibile, si concima con letame di cavallo (ma va bene anche altro tipo di letame), si procede alla manutenzione dei sentieri e delle opere di scolo delle acque.
Circa un mese prima della raccolta si inizia a ripulire il sottobosco (felci, erba e piccoli arbusti) con l'ausilio del decespugliatore e si tagliano anche i polloni, ovvero i rami giovani che crescono alla base del fusto che portano via sostentamento alla pianta.
Si procede poi a rastrellare e ad ammucchiare i residui vegetali che si trasformeranno in concime naturale.
Oggi come in passato la gestione del castagneto risulta molto impegnativa perchè il terreno presenta forti pendenze e per gran parte dell’anno é piuttosto scivoloso. Non potendo accedere con mezzi meccanici, la rimozione dei rami che si sono spezzati durante l’inverno, l’eliminazione delle potature e il rastrellamento avviene manualmente. Anche il taglio del sottobosco e dei polloni con attrezzatura come decespugliatore a filo e a lama risulta molto faticoso.
Inoltre occorre difendere il castagneto da attacchi di parassiti come il cinipide (vespa cinese), dalle avversità funginee come il cancro della corteccia e il mal dell’inchiostro, dai lepidotteri come le cidie che provocano la maggior parte del “bacato”.
In questi ultimi anni il il cinipide é quello che ha creato maggior danno, si é intervenuti con la lotta biologica introducendo nei castagneti l’antagonista Torymus. Per il “bacato” causato dalle cidie si stanno studiando soluzioni in collaborazione con il Centro Studi e Documentazione del Castagno e l’Università di Torino.
Per la conservazione del castagneto, patrimonio secolare, oggi occorre grande dedizione e passione.